sabato 15 ottobre 2011

Indignati

In svariate parti del mondo, e in queste ore anche in Italia, giovani della mia età manifestano contro le politiche economiche e le strategie finanziarie che hanno ridotto il mondo nello stato in cui è ora. Quelle che hanno fatto sì che, per noi, la prospettive future siano solo una massa nebbiosa e incerta, grigia come il cielo che vedo ora dalla finestra sopra i tetti di Torino.
E intanto, continuiamo a domandarci se c'è posto per noi da qualche parte, o se dovremo sgomitare, scavare con le unghie e con i denti, o guadagnarci il nostro angolino di terra e di cielo alle spalle di qualcun altro. Questo ha a che fare con la dignità.
E non è un caso che la parola indignato abbia la stessa radice della parola degno, in latino DIGNUS. Indignare vuol dire, letteralmente, "non considerare degno".
Non approvo la rabbia e la protesta fine a sè stessa, e credo fermamente che sia sempre necessario fornire, insieme alle critiche, delle proposte alternative. Ma è davvero lecito chiedere a una generazione così giovane di trovare una soluzione al tracollo causato dai comportamenti indegni di chi è venuto prima?

3 commenti:

noemi ha detto...

Sono d'accordo Marta: non è giusto, anzi mi viene da dire: non è possibile. Ed è vero, la dignità l'abbiamo un po' persa per strada ma è un diritto. Anche io come te sono però preoccupata per tutta questa violenza, non la capisco. Grazie per questo post :)

pencil ha detto...

esprimi benissimo il mio stesso stato d'animo

erika ha detto...

Mi togli le parole di bocca.

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