lunedì 13 giugno 2011

Quorum

È la parola del giorno. Piccola, utile parolina dal suono un po' retrò che nelle ultime ore ha preso a significare tante, tantissime cose.
Di per sè  è una parola latina, estrapolata da una qualche formula giuridica, nello specifico il genitivo plurale del pronome relativo QUI. Significava "dei quali", poi è passato a indicare "il numero minimo di rappresentanti di un'assemblea dei quali c'è bisogno per deliberare".

Quanto mi piace questo genitivo stasera, con la sua desinenza po' altisonante che unisce tutta l'Italia in una grande assemblea, in una collettività che può finalmente decidere del proprio destino. I racconti dai seggi, i brandelli di vita e di umanità che mi sono apparsi durante queste ore, soprattutto attraverso il web, saranno per me memorabili (leggete questi bellissimi resoconti dal seggio sul blog di Noemi).
Perfino gli effimeri hashtag #battiquorum, #iohovotato, #affluenzareferendum su Twitter hanno guadagnato un posto nella mia memoria, e mi hanno dimostrato che il web è la nuova frontiera di un paese più autenticamente democratico.
Facciamo in modo che questo referendum sia il primo gradino verso un'Italia più giusta, più solidale, più sostenibile.
Ora che abbiamo fatto al paese la nostra promessa (vedi votare), lottiamo per mantenerla.

P.S. forse non è un caso che i romani siano andati a festeggiare l'esito del referendum alla Bocca della verità. ;)

domenica 12 giugno 2011

Votare

Voto, in latino, voleva dire promessa. Fare un VOTU(M) significava prendersi un impegno solenne e giurare di rispettarlo.
Quindi oggi pensate a questa etimologia e andate alle urne, perchè farlo è come promettere all'Italia: mi prenderò cura di te.

venerdì 3 giugno 2011

Losna & Trun

Ho l'influenza (troppe etimologie?), sono a letto con il pc sulle coperte, e fuori c'è il temporale. Ottimo inizio di weekend, direi.
Ma a me, in realtà, i temporali piacciono. Più di quelli primaverili amo quelli estivi, con il tipico cielo scuro e pesante, elettrico, come nella canzone di Jovanotti.
I temporali estivi, quelli che ci sorprendono quando andiamo in giro belli sbracciati, con i sandali, e all'improvviso sentiamo raffiche di vento tiepido, un gocciolone sulla guancia, e ci viene l'impulso di affrettarci verso casa, e quello opposto di fermarci lì, in mezzo alla strada, e abbandonarci alla furia degli elementi. Ma tutte queste sensazioni vengono spazzate via, in un attimo, da una ben più intensa: l'odore dell'asfalto bagnato, l'unica fragranza al mondo capace di evocare in un solo istante: estate, infanzia, mare, avventura, vapore, pantaloncini corti, bicicletta, vacanza. Poi comincia a piovere sul serio, e dimentichi dei i propositi di poco fa ci ripariamo sotto il primo portico, e ci divertiamo a contare i secondi tra lampo e tuono, anche se non ci ricordiamo più il modo in cui si calcola la distanza in chilometri del temporale. E poi, a che servirebbe saperla? In questo momento, al riparo, segretamente ci piacerebbe che il centro fosse proprio sopra la nostra testa, per godere meglio di questo spettacolo violento e incantevole, per gustarci bene la paura. Ascoltiamo i lampi e i tuoni, che in piemontese si chiamano losna e trun, e sembrano divinità di un qualche olimpo celtico scese finalmente in terra a fare giustizia. Poi, ci scopriamo a immaginare la quiete, proverbiale, che verrà dopo, e a chiederci con gioia infantile se riusciremo a vedere l'arcobaleno.
Ecco perchè mi piacciono i temporali.
Ma veniamo alle etimologie: il tuono, in piemontese trun, deriva dalla parola latina TONITRU(M), a sua volta derivante da TONUS, con l'inserimento della r avvenuto probabilmente per ragioni fonosimboliche, ovvero per imitare, con il suono della parola, il suo stesso significato. La vibrante in questione ha poi subito una metatesi, ovvero si è spostata nella prima sillaba, per agevolare la pronuncia.
Ma quella che preferisco è l'etimologia di losna, che a prima vista sembra una parola strana e di probabile origine esotica, e invece deriva dal verbo latino *LUCINARE, da cui losnè, ovvero folgorare, lampeggiare. Questa parola deriva a sua volta dal latino tardo LUCINU(M), ovvero lanterna.
Qui di fianco potete ammirare una sequenza temporalesca ripresa mesi fa dalla mia finestra, con tanto di arcobaleno finale.
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