domenica 24 aprile 2011

Pasqua

Come tutti sappiamo la Pasqua, prima di essere una festa cristiana, era una festa ebraica. Il suo nome, PESACH, significava "passare oltre", ma anche "liberare". Infatti, è il giorno della liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto, mentre per i cattolici è la svolta tra la vita terrena e la vita eterna: il momento in cui, attraverso Gesù, l'umanità si libera dalla sofferenza mortale nella certezza della resurrezione e della comunione con Dio.
Più laicamente parlando, si potrebbe vedere la Pasqua come un momento di passaggio, individuale e collettivo, che non a caso cade proprio nella stagione di rinascita per eccellenza: la primavera.
Però oggi vorrei pensarla anche come il periodo ideale per aspirare alla liberazione dalle oppressioni, fin troppo terrene, che si consumano ogni giorno intorno a noi. Sarebbe bello, e per nulla lontano dallo spirito cristiano della festa, che ciascuno di noi in questo giorno riuscisse finalmente a riconoscere le tante, piccole catene (interiori e non) di cui incosciamente è schiavo. E spezzarle.
Cito a questo proposito una bellissima poesia di Gianni Rodari:



LETTERA AI BAMBINI


È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
a dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.


Gianni Rodari


Buona pasqua!

martedì 19 aprile 2011

Cambiare (todo cambia)

Cambiare (in inglese to change, in francese changer), sicuramente non è una parola di origine latina. In greco KAMPTEIN significava curvare, girare intorno, e a quanto pare anche nelle lingue germaniche esisteva una radice *KAMB per indicare l'angolo, l'atto di piegare, (pensate anche all'italiano scansare). Lo slittamento semantico, che a quanto pare è avvenuto in buona parte delle lingue indoeuropee, è probabilmente questo: cambiare è svoltare un angolo, mutare direzione.


E se allora il cambiamento non fosse altro, in fondo, che una curva inaspettata della nostra vita? E se la soluzione migliore fosse semplicemente seguire, con dolcezza, il cammino sinuoso che stiamo percorrendo?
Io stasera ci voglio credere, e, sulle note di questa dolcissima canzone, mi lascio trasportare.
Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo.



andate a vedere Habemus papam. Moretti stavolta mi ha regalato anche questa canzone. :)
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